Testimonianza da North Kinangop – Kenya
Il progetto che vede legati la Fondazione Help For Life e la Clinica di Chirurgia Plastica
dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova ha da poco raggiunto il traguardo dei dodici
mesi. La collaborazione coinvolge l’Ospedale Cattolico di North Kinangop (Kenya), e nasce
per offrire al bacino d’utenza del Presidio (180,000 persone nel Distretto del Nyandarua) i
servizi Specialistici di Chirurgia Plastica Ricostruttiva, prestazioni prima non fornite.
La dott.ssa Ilaria Tocco Tussardi, neo Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed
Estetica, ha trascorso cinque mesi presso il North Kinangop Catholic Hospital.
La mia esperienza in Kenya è iniziata il 22 Novembre 2014. Sono partita acerba
specializzanda, e tornata medico consapevole. Redigere il racconto condensato di cinque
mesi di volontariato e lavoro in Africa è un compito difficoltoso: riordinare su “carta” le
riflessioni e i ricordi, e restituirne una sintesi autentica ed esauriente, poteva risultare un
compito molto complesso. Grazie ad una preziosa e fitta corrispondenza mantenuta con
una Volontaria del Centro dopo la sua partenza, sono in grado di trasmettere, nel modo che
credo il più sincero, dei contenuti che con la loro forza sembrano voler sfuggire ad ogni
sorta di “ingabbiamento” letterario. Quelli che seguono sono “scampoli” salienti di questa
corrispondenza, che mi è cara quanto il Tempo, la Natura, e gli Incontri che l’hanno ispirata.
“Di ritorno dall’avventura, bellissima, dell’incontro con l’altra faccia dell’umanita’; una selva
di donne, scrutatrici ma senza ostilita’, si erano addobbate dei paramenti migliori per
accogliere i donatori di farina. Tutte in fila per ricevere la secchiata dal sacco, e poi
ringraziare con abbracci e gesti composti ma autentici. Uomini, solo i piu’ anziani. Bambini
tantissimi, e dalle mani curiose, nemmeno le statue dei santi sono state accarezzate cosi’
tanto! Un’esperienza meravigliosa che serve a riprendere contatto con la globalita’ della
realta’ esistente, quando il bozzo dei propri pensieri si sta prendendo troppo spazio.” (8
Marzo 2015, visita al villaggio Turkana-Samburu adiacente la Missione di Rumuruti)
“Ieri non e’ stata una giornata facile, e nemmeno la notte ho trovato gran riposo. La perdita
del paziente ad intervento concluso ha scosso tutti, soprattutto perche’ bambino di 3 anni.
Temo sara’ un altro capitolo che entrera’ nella storia che, come hai detto bene, e ne sono
convinta anche io, legge capendo solo chi ha cognizione. Riportare, per quanto fedelmente, e’
gia’ di per sè sminuire. Le cose che avvengono qui scavano al tuo interno, e toccano
profondita’ inaspettate; spero solo prima o poi tutto questo non finisca per trafiggermi da
parte a parte.” (11 Marzo 2015, da North Kinangop)
“Sopravvissuta all’urto dato dall’immersione in qualcosa di cosi’ brutale che catalizza qualsiasi
pensiero al di fuori di se’ stessi. Di due giorni nella slum mi restano negli occhi immagini
barbare, della terra e i suoi scarti che si mischiano in una melma immonda che anche l’uomo
rinuncia a contrastare; nel naso, la commistione di animali, cibo, e umanita’; nella mente,
l’incomprensibile (per chi sa che un altro mondo esiste) accettazione e disinvolto movimento
dei suoi abitanti.” (17 Marzo 2015, visita alla slum di Mukuru Kwa Njenga, Nairobi)
“Il pensiero che in questi giorni faccio più spesso è se qui, dove geograficamente l’uomo si é
definito in quanto specie, non si sia davvero anche conservato un senso di priorità, di Verità di senso, che la pressione evolutiva ha fatto perdere agli altri insieme ai tratti somatici. Penso
che l’umiltà di cui parli sia la chiave per contemplare quello di cui qui facciamo esperienza,
per riuscire almeno ad integrare parte di questa realtà in quella a cui poi faremo ritorno.
Cosa poi non facile da mantenere, visto ciò che la contorna…” (18 Marzo 2015, da North
Kinangop)
“Stasera sono breve in quanto reduce da una giornata piena al dispensario di Nyahururu, a
raccogliere prossimi casi e suturare urgenze. Nella mia giornata c’e’ stato uno strano senso di
piacevole “equilibrio”, forse condizionato dal sapere di trovarsi a dieci minuti dalla latitudine
zero, mi sembrava davvero di contemplarne le due meta’ del mondo da quell’ambulatorio
come tanti altri e come nessuno. Suggestioni..? O verita’ nascoste? Intanto una delle suore, per
aiutarmi a riempire un momento di vuoto nelle visite, mi ha allungato “La mia Africa” [Karen
Blixen, 1937]: e’ bastato a rapirmi il frontespizio. “I bianchi cercano in tutti i modi di
proteggersi dall’ignoto e dagli assalti del fato; l’indigeno, invece, considera il destino un
amico, perché è nelle sue mani da sempre; per lui, in un certo senso, e’ la sua casa, l’oscurità
familiare della capanna, il solco profondo delle sue radici”. “(19 Marzo 2015, visita al
Dispensario Cattolico delle Sorelle Dimesse di Nyahururu)
“Anche il nostro lavoro, mio, e di tutti quelli che passano qui e altrove con lo stesso scopo, ha
un compito ben più delicato dell’operazione in se’ a mio parere, e consiste nell’armonizzare il
nostro operato, a tratti aggressivo e “interventistico” (e non solo perché siamo chirurghi),
con in primis banalmente i mezzi, ma soprattutto con la natura delle persone, e le loro
credenze più profonde. Proprio ieri notte leggevo un bellissimo passaggio della Blixen in
proposito, lei che si improvvisava “medichessa” per i suoi coloni, e già annotava per esempio
una grandissima sopportazione del dolore fisico, ma una morte interiore alla pedanteria
occidentale della regolarità delle cure; oltre che un paradossale incremento di venerazione
per l’aver avuto, oltre che successi, anche insuccessi terapeutici clamorosi (perché tutte le
vere divinità sanno essere anche malevole). Insomma, e’ una palude dove e’ facilissimo
incagliarsi e sprofondare, i passi devono essere lenti, misurati, a tratti sono pesanti, ma se non
si contrasta il flusso si può riuscire a farsi accompagnare verso un buon esito.” (21 Marzo
2015, da North Kinangop)
Il rientro è avvenuto il 25 Aprile 2015. L’esperienza presso il North Kinangop Catholic
Hospital ha costituito il corpo centrale della mia Tesi Specialistica (“Plastic Reconstructive
Surgery Volunteerism in Developing Countries: an International Hospital Based-Experience
from Central Kenya”).